Da oggi parte una nuova rubrica news nella categoria “interviste”. Tempo fa, in fase di “restyling” del sito, la collega Tania Orgiana, presidente del Comitato Regionale Sardegna della SPOPSAM, mi suggerì di mettere una categoria interviste per pubblicare le storie dei colleghi che operano con serietà e professionalità in ambito sportivo. Mi sembrò una buona idea e nell’attesa della prima intervista fatta al collega Giuseppe Vercelli, sono lieto di pubblicare il primo articolo di Tania che ringrazio pubblicamente per la sua idea e per il fatto che sarà proprio lei a condurre questa nuova iniziativa.
Un ricordo di me bambina: sto seduta sul terzo gradino delle scale di casa di mia nonna, seminascosta,mi sto letteralmente divorando la copia de “il giornalino” che mia nonna ha comprato per mio cugino più grande, lui ha già dieci anni … io solo sette, dovrò aspettare ancora qualche anno prima che nonna lo compri anche a me. La mia rubrica preferita è “La telefonata speciale di Platini” me la ricordo ancora … dopo tutti questi anni! Si trattava di una telefonata immaginaria che “Le Roi” faceva a campioni dello sport, allenatori, dirigenti … quanto mi sarebbe piaciuto farle quelle telefonate!!!
L’idea di questa rubrica nasce da li, da mia nonna, oramai 96enne e un po’ svanita, che mi ha guardata una sera e mi ha detto che mi aveva preso la mia copia … il che mi ha improvvisamente riportata indietro nel tempo … così mi sono ricordata di quel piccolo sogno di bambina. A quanti di noi non è mai capitato di scontrarsi con situazioni non proprio gradevoli, anzi direi abbastanza antipatiche, in cui ci veniva detto che il collega (qualche volta neanche collega, ma semplice laureato, o peggio neanche quello) si era formato sul campo quindi conosceva bene il mestiere … all’ultimo convegno cui ho partecipato, quello di Chieti dell’AIPS, ho seguito con interesse la relazione di Diego Polani, che verteva proprio su questo, ed è oramai da alcuni anni che collaboro attivamente al progetto SPOPSAM, convinta che la nostra professione e professionalità vada conosciuta e tutelata. Ma mi rendo conto che siamo a malapena all’inizio di questa conoscenza e che nel frattempo emergono sempre nuove figure che cercano di accaparrarsi il loro posto al sole. Per quel che mi riguarda, da psicologa dello sport, la mia filosofia è sempre stata “se il mio campione perde, perdiamo insieme, se il mio campione vince, ha vinto lui”, decisamente non sempre facile da seguire, anzi, ma le manie di protagonismo non fanno per me e neanche la voglia di scaricare la colpa sull’atleta e lavarmene le mani. L’unica cosa è che questa filosofia comune ci porta a stare sempre alcuni passi dietro il nostro campione e quindi impedisce alla luce che lo inonda di riflettersi anche su di noi! quindi spesso, la reale conoscenza del nostro mestiere va solo agli addetti ai lavori, e questo un po’ ci penalizza a favore di chi si veste invece di livree a prestito.
Ho pensato che una rubrica fatta di brevi interviste a noi e poi anche ai nostri campioni potrebbe essere un’ottima vetrina sia per far conoscere la nostra professionalità sia per farci conoscere per quello che realmente siamo, per come operiamo, per tastare “il polso della situazione” in Italia, sentire da diverse angolazioni cos’è realmente lo psicologo dello sport, come opera … insomma perderci una sorta di piccola lucina personale che permetta quantomeno di far vedere che esiste chi lavora dietro le quinte con professionalità ed entusiasmo a cui basta la vittoria del campione, gli applausi che riceve, le sue lacrime come unica ricompensa morale alle proprie fatiche. Un po’ come diceva mio papà dopo un otto brava, hai fatto il tuo dovere.
E poi, per citare Alan Bennet:“Potrebbe anche essere divertente!”