La prima intervista è stata riservata al collega Giuseppe Vercelli
Mi piace perché il ruolo dello psicologo dello sport è quello di lavorare sulla normalità per portarla a livelli eccezionali, e cioè favorire la “genialità” dell’individuo…vabbè almeno provarci dai! Beppe Vercelli
Concedetemi due parole: l’emozione per questa intervista è stata tanta, non solo per la stima e l’affetto che nutro nei confronti di Beppe, ma anche perchè è arrivata in un momento particolare, quando si comincia una cosa che ci appasiona si parte sempre a mille, con tanto entusiasmo, non esistono ostacoli o difficoltà che possano fermarci, ci sentiamo invincibili… per me poi che sono molto determinata e testarda ancora di più, ma il nostro mestiere è una cammino difficile, la gavetta pesante, le delusioni dietro l’angolo, bisogna imparare a conviverci e continuare a lottare… per questo vorrei ringraziare Beppe che mi ha insegnato a non arrendermi, oggi più che mai… e vorrei anche mandare un in bocca al lupo a lui e agli atleti della FICK per i camiponati modiali valevoli come qualificazioni a Londra 2012
Beppe Vercelli psicologo dello sport e psicoterapeuta, responsabile dell’ U. O. di Psicologia dello Sport del Centro Ricerche in Scienze Motorie e Sportive, dove tra le altre cose è responsabile scientifico e docente del “Corso di Perfezionamento in Psicologia dello Sport”; lavora con la FISI per la squadra nazionale di sci alpino e con la FICK per le squadre nazionali di canoa e kayak. È il responsabile scientifico del centro studi di Juventus University, docente del master di “Traumatologia da sport”. È stato lo psicologo ufficiale del Coni per le Olimpiadi di Torino 2006, Pechino 2008 e Vancouver 2010. Docente di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, ha insegnato all’Università Bocconi di Milano e presso la facoltà di Economia dell’Università di Torino.
…Ma soprattutto è stato il mio maestro … non sai quanto sia orgogliosa di inaugurare con te questa rubrica
Sono io a essere molto felice di essere intervistato da te, sei stata molto brava a costruire la tua professione in questi anni, trasmetti professionalità e fiducia, sono certo che tra breve, come è giusto che sia, l’allieva supererà il maestro, e io sarò estremamente felice di tutto ciò!
Come nasce il Beppe Vercelli psicologo dello sport?
Nasce dall’esperienza sul campo,un po’ per caso e un po’ per passione, e si sviluppa con tanto confronto con colleghi delle più svariate discipline, esperienze di straordinarie vittorie e di clamorose sconfitte nelle occasioni più importanti. Ho iniziato a svolgere questo lavoro per hobby quando facevo gare di parapendio e nei club di volo e tra i piloti era forte l’esigenza di lavorare sull’aspetto mentale, non solo per ottimizzare la prestazione in gara, ma anche per volare con maggiore sicurezza sapendo
fronteggiare gli imprevisti. E’ stata una ottima scuola che mi ha portato nel lontano 1998 a essere uno tra i fondatori dell’allora “Dipartimento di Psicologia dello sport” dell’ISEF di Torino (l’attuale Unità Operativa). Nell’autunno del 1999 incontrai uno sconosciuto sciatore con il quale si instaurò subito un proficuo rapporto di collaborazione e che fu il precursore dei miei studi personali sui modelli di prestazione in ambito psicologico. Quello slalomista era Giorgio Rocca, e dopo di lui arrivò la squadra nazionale di sci alpino. E poi tutto il resto.
Una volta mi hai definita “ambasciatrice di SFERA” il metodo l’hai ideato tu, cos’è esattamente SFERA e in cosa consiste
SFERA è un modello di interpretazione della realtà agonistica, una parola che racchiude nelle sue iniziali i 5 ingredienti che compongono la prestazione dal punto di vista psicologico. Sincronia, punti di Forza, Energia, Ritmo e Attivazione sono i fattori che possono essere osservati, valutati, allenati, migliorati al fine di permettere all’atleta (o a qualsiasi persona abbia in atto una sfida verso un obiettivo ) di esprimersi al meglio delle proprie potenzialità, cioè nell’ottica della psicologia dello sport far corrispondere le proprie potenzialità con la realizzazione sul campo. Il modello SFERA è attualmente applicato in svariati ambiti, non solo sportivi, è di semplice comprensione perché utilizza il linguaggio dell’atleta pur avendo come base teorica costrutti molto conosciuti in ambito psicologico.
Sei stato lo psicologo ufficiale del Coni per tre Olimpiadi, come ci si sente?
Sicuramente una bellissima esperienza, era il mio sogno partecipare a una Olimpiade in modo ufficiale e con un ruolo preciso,
chiamato dagli atleti e dagli allenatori con il desiderio di lavorare sull’aspetto mentale al pari degli aspetti tecnici e atletici. La prima Olimpiade (Torino 2006) è stata molto deludente dal punto di vista dei risultati, ho sentito la responsabilità della sconfitta anche se onestamente più di così non si poteva fare in quell’occasione. Pechino 2008 con la nazionale di canoa è stata un bellissima esperienza che ha portato anche ottimi risultati , la ricordo come un mese di grande lavoro (spesso fin oltre l’una di notte) ed estrema gratificazione. Sulle montagne di Vancouver 2010 si è realizzato il sogno della vittoria olimpica grazie al Giuliano Razzoli che in perfetta SFERA ha vendicato la sconfitta di Giorgio Rocca del 2006. Al di là di vittorie e sconfitte ogni volta che indosso la divisa di una nostra squadra nazionale, in occasione di Mondiali o Olimpiadi, mi sento fortunato e consapevole anche di rappresentare chi come me svolge la professione di psicologo dello sport e quindi pronto e desideroso di dare il massimo, ma sempre dietro le quinte, come richiesto dal nostro ruolo.
Quanto è importante la figura dello psicologo dello sport in competizioni di questo livello?
Nella mia esperienza non ho mai conosciuto un atleta o un allenatore di successo che non abbia lavorato a livello psicologico
con l’obiettivo di ottimizzare la prestazione. La figura dello psicologo dello sport è di fondamentale importanzaquanto più è alto il valore della posta in gioco, e quando la differenza tra atleti è minima, in questo caso saper entrare nella propria “Sfera della massima prestazione” a livello fisico, tecnico, mentale è il presupposto per la massima espressione delle proprie capacità. Lo psicologo è utile agli atleti, a volte come semplice verifica della connessione tra tutte queste aree, e agli allenatori, che in occasioni così importanti, dove raccolgono i frutti del loro lavoro, possono aver bisogno di un confronto su ciò che è utile fare e
cosa evitare per aiutare l’atleta o la squadra a raggiungere lo stato mentale ideale per la gara.
Quanto è importante la formazione in questo settore?
La formazione in psicologia dello sport è importantissima, è un’ area della psicologia dove occorre avere competenze trasversali che possono essere apprese solo rivolgendosi a corsi seri e completi e soprattutto tenuti da docenti che lavorino davvero con atleti professionisti e abbiano una effettiva competenza sul campo. Il lavoro di Diego Polani con la SPOPSAM e di tutti i colleghi che si adoperano per rendere seria e completa la preparazione dei futuri psicologi dello sport italiani va incoraggiato, con l’obiettivo di rendere questa disciplina una vera e propria specializzazione. Non è possibile improvvisarsi psicologi dello sport senza competenze specifiche o semplicemente leggendo qualche libro. Il valore aggiunto dello psicologo dello sport competente sta nel saper mantenere il giusto atteggiamento, nel conoscere i modelli e le tecniche di analisi e ottimizzazione, e nell’avere applicato su di sé queste procedure.
Come procedono i lavori all’Unità Operativa?
Stiamo procedendo bene, con l’obiettivo di sviluppare ulteriormente il modello SFERA e il costrutto di “Intelligenza Agonistica” non solo a livello teorico ma anche con la validazione di una serie di strumenti e questionari che permettano un monitoraggio sempre più preciso degli “ingredienti” utili alla prestazione. Abbiamo in atto importanti partnership per lo sviluppo di questo lavoro sulla psicologia della prestazione in ambito organizzativo ( con la SAA –Scuola di Amministrazione Aziendale di Torino) e sempre di più verso l’applicazione del nostro modello nelle squadre (all’interno di Juventus University)… insomma sono contento!
Cos’hai in programma adesso?
Quest’anno sarà un anno difficile e affascinante dal punto di vista sportivo, in quanto ci sarà la qualificazione olimpica per Londra 2012. In questo periodo sto seguendo con particolare impegno gli atleti della Federazione Italiana Canoa e Kayak con obiettivo qualificazione che avverrà in occasione dei prossimi campionati mondiali in Ungheria e poi in Slovacchia.
Grazie per la chiacchierata Beppe, un abbraccio
Grazie a te Tania, e che “giri sempre la SFERA” nel tuo lavoro!