Su Nanni magazine è uscita un’intervista a Polani (www.nannimagazine.it su Cronaca/Cultura e Società) e tra le varie argomentazioni è stata ripresa la posizione della SPOPSAM sui “mental coach” e “motivatori”.
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La società guidata da Polani, ci spiega il presidente stesso, tenta di portare avanti un “discorso di professionalità delle persone che operano nel campo con atleti di alto livello, ma anche di chi fa attività motoria in generale. La nostra battaglia, e qui è guerra vera, è contro i mental coach detti anche motivatori, diversi dalla figura dello psicologo dello sport. Anche il presidente del Coni, Gianni Petrucci, ha voluto mettere in luce questa distinzione lamentandosi di tali figure. I motivatori, spesso senza conoscenze scientifiche, non lavorano sul sintomo reale, ma guardano all’immediato e danno spesso il messaggio sbagliato del ‘io vinco, tu perdi’ “. Essere psicologi dello sport, avverte Polani, che ha seguito molti atleti di alto livello, alcuni dei quali hanno avuto successi importanti ai mondiali di nuoto, “significa lavorare sulle emozioni, sugli stati profondi degli sportivi. Noi lavoriamo nell’ombra, perché chi vince la medaglia è l’atleta. Ma deve sapere che la sua vittoria non è l’annientamento dell’altro ma il rafforzamento di se stesso”.